La sessualità consapevole è uno dei cardini dell’educazione sessuale rivolta ai giovani adolescenti. L’aggettivo consapevole non si deve intendere solo teso ad evitare gravidanze indesiderate e, quindi, finalizzarlo esclusivamente all’utilizzo di un qualsivoglia metodo contraccettivo, ma deve essere inteso in modo ben più compiuto e totale, avendo quale obiettivo anche la riduzione delle infezioni che si possono trasmettere con l’atto sessuale e che sono in grave e preoccupante incremento, soprattutto nella fascia d’età tra i 15 e i 20 anni.
La diminuzione dell’età del primo rapporto sessuale (il 20% dei quindicenni ed un 15% con meno di 14 anni) porta alla comparsa di infezioni dell’apparato genitale in giovani la cui età era considerata immune da tali patologie, inoltre il 73% degli adolescenti non conosce le Malattie Sessualmente Trasmissibili (MST), né tantomeno ne è educato alla prevenzione. Il rischio di MST, spesso asintomatiche, è quello di comportare nel tempo importanti patologie come la malattia infiammatoria pelvica femminile, con complicanze gravi e talvolta irreversibili che possono incidere sulla futura possibilità di concepimento e su una eventuale gravidanza (infertilità tubarica, aborto spontaneo, parto pretermine).
Le complicanze dovute alle malattie sessualmente trasmesse potrebbero essere facilmente evitate con interventi diagnostici e terapeutici precoci ed efficaci, ma bisognerebbe richiamare l’attenzione dei ragazzi e delle ragazze ai fattori di rischio di queste malattie (numero di partner, mancato utilizzo di metodi di barriera-condom) per prevenirle.
Il principale microrganismo responsabile delle Malattie Sessualmente Trasmissibili è la Chlamydia trachomatis che nel nostro Paese colpisce il 6% delle donne sessualmente attive tra i 15 ed i 24 anni. Purtroppo, chi contrae l’infezione da Chlamydia è predisposto con maggior facilità a contrarre anche altre MST come la gonorrea, la sifilide, il papillomavirus, l’herpes virus ed il virus HIV. Altresì, la certezza di una terapia efficace nei confronti dell’HIV ha portato ad una ridotta attenzione, a livello di informazione, sulla prevenzione di questa pericolosa infezione evidenziata dalla sensibile riduzione dell’utilizzo del condom, unico presidio contro la diffusionedelle MST.
Appare, quindi, evidente come l’adolescente debba essere educato ad una sessualità consapevole che preveda anche la conoscenza dei mezzi adatti a prevenire eventuali infezioni e, nel sospetto di averle contratte, anche la consapevolezza di consultare uno specialista che definisca una diagnosi corretta per affrontare la terapia adeguata al fine di evitare ulteriori spiacevoli conseguenze. A questo scopo, ovviamente, una valutazione con lo specialista endocrinologo-ginecologo rappresenta la cosa più idonea alla quale affidarsi per la particolare cura ed attenzione da rivolgere alla propria salute ed a quella futura riproduttiva.
La Chlamydia trachomatis
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’European Centre for Disease Prevention and Control, l’infezione da Chlamydia trachomatis (Ct) è l’infezione batterica sessualmente trasmessa più diffusa tra le donne; in particolare nella popolazione tra i 15 e i 25 anni. La Chlamydia è un batterio che si trasmette attraverso i rapporti sessuali sia vaginali, sia anali ed orali. L’infezione può essere, inoltre, trasmessa dalla madre durante il passaggio del feto attraverso il canale del parto. La ricerca di Ct è indicata nella donna in caso di perdite intermestruali o post-coitali, dolore pelvico, disturbi urinari con urinocoltura negativa, leucorrea; disturbi urinari con orchi-epididimite ed uretrite nel maschio. Tuttavia, nella donna, i sintomi dell’infezione da Ct sono generalmente lievi, aspecifici o addirittura assenti (circa il 70-80% delle infezioni femminili decorre in modo asintomatico).
L’età inferiore a 25 anni, un nuovo partner negli ultimi 6 mesi, partner sessuali con infezioni sessualmente trasmesse negli ultimi 6 mesi o in atto, il mancato uso o l’uso discontinuo o non corretto del condom costituiscono fattori ad alto rischio di contrarre l’infezione. L’unica forma di prevenzione possibile è l’attuazione di rapporti protetti e la diffusione dell’informazione sulla frequenza dell’infezione e sulle gravi conseguenze che può avere sulla fertilità di coppia, se non viene opportunamente trattata con la terapia antibiotica appropriata. Il trattamento del partner e dei partner avuti fino a 60 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi è molto importante per evitare la diffusione dell’infezione. In molti Paesi è previsto lo screening per la Chlamydia in tutta la popolazione sessualmente attiva o solo nelle categorie a rischio già menzionate precedentemente o nelle gravide; l’utilizzo di recenti tecniche molecolari di laboratorio, che permettono la diagnosi su secrezioni vaginali o su campioni di urine, ha favorito l’allargamento dell’indagine a popolazioni asintomatiche.