Recentemente la Commissione Europea della Mission Board for Cancer ha lanciato un appello rivolto a varie istituzioni per debellare il cancro della cervice uterina, entro qualche decennio, qualora fossero attuate strategie che prevedano, entro il 2030, il 90% delle quindicenni immunizzate con vaccino contro il papillomavirus umano (HPV), il 70% delle donne valutate con uno screening per HPV-Dna test entro i 35 anni ed ancora il 90% delle donne, entro i 45 anni, con lesioni precancerose o cancro della cervice in trattamento.
È questo l’appello giunto dopo il lancio ufficiale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) della strategia di eliminazione del cancro al collo dell’utero, con l’obiettivo di ridurre i nuovi casi di malattia di oltre il 40% ed i decessi di almeno 5 milioni entro il 2050. Come proposto dall’European Cancer Organization, l’Europa può assumere la leadership di questa campagna di prevenzione e, inoltre, con un congruo piano strategico mirare ad eliminare tutti i tumori causati dall’HPV.
In Italia vi sono ogni anno oltre 6.500 nuove diagnosi di tumori legati al virus. Tali patologie sono prevenibili attraverso i programmi di prevenzione primaria e secondaria attivi in tutta Italia. Deve, quindi, essere una priorità dell’intero Sistema Sanitario riuscire ad aumentarne l’adesione attraverso una campagna di informazione accurata e minuziosa. Infatti, si prevede che il programma attivo in Australia riuscirà già nel 2035 ad eliminare il cancro della cervice uterina e, sebbene i dati non siano ottimali, ma in evoluzione positiva, si sono create le condizioni perché anche il nostro Paese sia il primo in Europa a poter raggiungere gli obiettivi fissati dall’OMS, per quanto bisogna tener conto delle emergenze sanitarie legate alla pandemia.
Il Covid-19 ha dimostrato come sia assolutamente fondamentale e necessaria una programmazione adeguata e tempestiva al fine di limitare il più possibile le patologie gravi. Per tale motivo, sono tutti concordi sull’importanza della prevenzione, tanto che da un sondaggio condotto su tale problematica è emerso che il 37% considera l’Italia all’avanguardia nella prevenzione oncologica, nonostante le disparità di accesso ai servizi, il 70% ritiene però che non si parli abbastanza di questo tema e per la stragrande maggioranza (82%) le risorse finanziarie destinate alla prevenzione primaria e secondaria del cancro sono insufficienti. Pertanto, ancora ingente risulta il ricorso e la richiesta di cure presso gli studi professionali privati. Tra gli aspetti sottolineati dal Board vi è l’insoddisfacente comunicazione e l’informazione dei cittadini sulla vaccinazione anti-HPV, così come la scarsa espansione dei servizi territoriali. Dallo screening minuzioso per il papilloma virus al vaccino anti-HPV passa una importante ed efficace azione verso i risultati da tutti auspicati.
Un nuovo, importante ed intenso lavoro, per l’educazione sanitaria sul tema, si profila all’orizzonte nei prossimi mesi, anche da parte degli specialisti ginecologi-oncologi che rappresentano i consulenti di riferimento nella prevenzione e cura del benessere femminile. Un accurato e minuzioso counseling da parte di un esperto ginecologo-oncologo ci consentirà di raggiungere molto prima, in termini di prevenzione, diagnosi e cura, le priorità auspicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.