La vitamina D non è una semplice vitamina, ma può essere considerata un vero e proprio ormone steroideo. Sino a qualche anno fa l’importanza di questa vitamina era legata, soprattutto, alle sue funzioni sull’apparato scheletrico; oggi sappiamo che le sue funzioni sono molteplici e, forse, non le conosciamo nemmeno tutte: basti pensare che i recettori, oltre che nell’intestino (dove regola l’assorbimento di calcio) e nelle ossa, si trovano anche nell’ovaio, nell’endometrio e placenta, in alcune cellule implicate nella risposta immunitaria ed a livello cardiaco.
Dove troviamo la vitamina D?
Solo una piccola quota di vitamina viene assunta con gli alimenti (pesci ‘grassi’, formaggi, burro, tuorlo d’uovo, funghi e frattaglie) mentre la principale fonte è la sintesi cutanea che avviene in seguito all’esposizione ai raggi solari UV-B. A livello cutaneo si ha una reazione che converte il 7-deidrocolesterolo in pre-vitamina D3 che viene trasformata in vitamina D3 (colecalciferolo). Questa deve subire due attivazioni a livello epatico e renale per generare la forma attiva, il calcitriolo (1,25 (OH)₂D), considerato a tutti gli effetti un ormone. Si parla di una sua carenza quando i livelli sono inferiori a 20 ng/ml e di insufficienza per valori compresi tra 21-29 ng/ml. Livelli sufficienti sono quindi superiori a 30 ng/ml e sono associati all’assorbimento ottimale di calcio.
Vitamina D e sindrome dell’ovaio policistico e dintorni
Diversi studi hanno dimostrato come livelli deficitari di vitamina D si associno a infertilità, sindrome dell’ovaio policistico, endometriosi ed altre peculiari condizioni caratteristiche della donna. In particolare, nella sindrome dell’ovaio policistico sono stati correlati i livelli di questa vitamina con differenti sintomi e manifestazioni tra cui insulino- resistenza, infertilità ed irsutismo. In una percentuale variabile dal 67 al 85% circa delle donne affette da ovaio policistico vi è anche una carenza di vitamina D ed in maggior misura in quelle in sovrappeso, anche se questo dato si discosta poco da quello della popolazione generale. I meccanismi sono molteplici e agiscono su diversi fattori:
- bassi livelli di vitamina D si associano ad intolleranza glucidica (che è il primo step verso l’insulino-resistenza), ad alterazioni della sensibilità insulinica e della funzione delle cellule B (le cellule del pancreas che producono insulina);
- a livello ovarico, la vitamina D stimola la produzione di estrogeni e progesterone ed una sua carenza può esacerbare i sintomi della sindrome dell’ovaio policistico, in quanto vi è già presente una ridotta produzione dai follicoli;
- la carenza di vitamina D può determinare anomalie del metabolismo del calcio che portano ad una riduzione della funzione follicolare con conseguente scomparsa del ciclo mestruale e problemi di concepimento;
- non ancora chiarita la correlazione tra stato carenziale ed iper-androgenismo, in quanto donne con ovaio policistico e irsutismo sembrerebbero avere livelli più bassi di vitamina D, rispetto a donne con micro-policistosi ovarica senza irsutismo. Negli studi sinora condotti, però, sembrerebbe sia da imputare alla presenza di obesità che determina carenza di vitamina D, oltre che, alle altre condizioni metaboliche.
In considerazione dei molteplici effetti di questa vitamina, è importante valutarne i livelli ogni qual volta ci si sottopone ad esami del sangue. In caso di carenza, l’integrazione diventa fondamentale, in quanto poco presente negli alimenti ed è preferibilmente consigliata come una puntuale integrazione quotidiana. Questa andrà valutata con il proprio specialista di riferimento, meglio se un endocrinologo-ginecologo, considerate le funzioni della stessa vitamina e le numerose implicazioni metaboliche ed ormonali di pertinenza sia endocrinologica, sia ginecologica presenti in caso di una sua carenza. Ovviamente l’esposizione al sole, quale fonte naturale di integrazione, risulta fondamentale, magari promuovendo della sana attività all’aria aperta.