Il microbiota umano è costituito prevalentemente da batteri con i quali il nostro organismo instaura un rapporto di simbiosi mutualistica. Si tratta, infatti, di una relazione dalla quale sia il microbiota sia l’uomo traggono reciproci benefici. Il nostro corpo permette ai microrganismi di crescere in un ambiente ricco di acqua e nutrienti, mentre la presenza di una flora microbica residente ha un ruolo protettivo rispetto alla possibile colonizzazione dell’organismo ospite da parte di agenti patogeni. Il microbiota crea delle condizioni inospitali per la crescita degli organismi patogeni attraverso la sintesi di sostanze antimicrobiche, stimolando continuamente il nostro sistema immunitario il quale in condizioni fisiologiche ottimali, riesce a distinguere i microrganismi patogeni da quelli che normalmente risiedono nel nostro organismo ed è in grado di rispondere in maniera rapida ed efficace al processo infettivo instaurato dal patogeno.
Le superfici corporee esposte e le mucose comunicanti con l’ambiente esterno (cute, cavità oro-nasale, tratto gastrointestinale, tratto uro-genitale) sono i distretti corporei a livello dei quali è presente un’importante biodiversità microbica. Tuttavia, è difficile definire in maniera chiara e completa tutte le specie microbiche in grado di colonizzare il corpo umano poiché esse variano da individuo a individuo e sono influenzate dall’età, dall’alimentazione e dallo stile di vita.
Diversi autori hanno studiato il possibile coinvolgimento del microbiota del tratto uro-genitale sulla salute riproduttiva degli individui. La composizione del microbiota vaginale è nota, così come si conoscono gli effetti dei cambiamenti ormonali sui microrganismi che lo costituiscono, in relazione all’età della donna. La produzione di estrogeni all’inizio della pubertà favorisce la colonizzazione del tratto vaginale da parte dei lactobacilli, che costituiscono i microrganismi predominati del microbiota vaginale per tutto il periodo fertile della donna. Durante la menopausa, invece, i bassi livelli di estrogeni circolanti modificano la composizione della flora microbica vaginale che è costituita principalmente da enterobatteri, stafilococchi e streptococchi, come in epoca infantile.
A differenza del microbiota vaginale, il microbiota seminale è stato analizzato solo recentemente e la sua composizione è ancora poco chiara. In passato, infatti, il liquido seminale era considerato un fluido biologico sterile e la presenza dei microrganismi era sempre considerato sinonimo d’infezione in corso. L’utilizzo di nuove tecnologie molecolari di sequenziamento genico ha permesso, invece, di evidenziare e di caratterizzare la presenza di una flora microbica residente nel liquido seminale che rappresenta un ambiente ideale per la crescita dei microrganismi, grazie all’elevato contenuto di sostanze nutritive (lipidi, proteine, polisaccaridi e ioni inorganici).
Diverse ipotesi sono state formulate circa l’origine del microbiota seminale, tuttavia, la più accreditata è quella secondo la quale il microbiota del liquido seminale ha un’origine multipla ed è costituito da microrganismi facenti parte del microbiota del tratto intestinale, del tratto uro-genitale maschile e del tratto vaginale. Gli uomini con scarsa attività sessuale hanno, infatti, un microbiota seminale con una carica batterica più bassa e una biodiversità ridotta rispetto agli uomini più attivi sessualmente poiché i rapporti sessuali non protetti rappresentano una delle principali vie di trasmissione dei microrganismi. Recenti studi hanno ipotizzato che la composizione del microbiota seminale possa riflettere alcune alterazioni della qualità del liquido seminale. Alcune specie microbiche potrebbero, infatti, influenzare negativamente la motilità degli spermatozoi aderendo alla loro superficie cellulare ed aumentare il tasso di frammentazione del DNA spermatico attraverso il rilascio di sostanze solubili in grado di indurre il processo di apoptosi. L’apoptosi è quel processo enzimatico che porta alla morte programmata delle cellule. Dall’analisi del microbiota seminale degli uomini infertili sono emerse una riduzione della biodiversità microbica rispetto ai soggetti controllo ed una maggiore presenza di Anaerococcus, Prevotella e Proteobacteria che potrebbero avere, quindi, un ruolo nell’eziologia dell’infertilità maschile.
Diversi autori correlano, invece, la presenza di Lactobacillus nel liquido seminale a una migliore qualità dei parametri seminali. Questi microrganismi, che svolgono un’azione protettiva a livello della mucosa intestinale e vaginale, potrebbero, infatti, preservare la vitalità e la motilità degli spermatozoi proteggendo le cellule spermatiche dal processo di perossidazione lipidica della membrana plasmatica.
Alla luce dei risultati sino a oggi ottenuti che correlano il microbiota seminale con l’infertilità maschile, non sorprende la somministrazione di probiotici alimentari agli uomini infertili al fine di migliorare la qualità del campione seminale.
A conferma del possibile ruolo protettivo dei Lactobacillus nei confronti degli spermatozoi, alcuni studi condotti sull’uomo hanno, infatti, evidenziato un miglioramento della motilità degli spermatozoi e una riduzione del tasso di frammentazione del DNA spermatico in seguito all’integrazione di Lactobacillus e Bifidobacterium. I dati presenti in letteratura, sebbene suggeriscano una possibile correlazione tra il microbiota seminale e l’infertilità maschile, devono tuttavia essere integrati con nuovi, ulteriori studi.
Nello studio del microbiota seminale è importante, infatti, tenere conto dell’elevata variabilità microbica tra gli individui al fine di comprendere in maniera chiara la sua composizione e il suo ruolo nel mantenimento dello stato di salute dell’uomo. Indubbiamente, se fosse confermato, il coinvolgimento del microbiota del liquido seminale nell’eziologia dell’infertilità maschile potrebbe suggerire l’utilizzo di nuovi approcci terapeutici nella gestione delle coppie infertili.