Un gruppo di specialisti italiani ha valutato l’effetto della supplementazione con vitamina D sulla funzione della tiroide in soggetti con tiroidite autoimmune, in condizione di normale funzionalità tiroidea (eutiroidismo). I risultati hanno indicato un effetto positivo della vitamina D sulla funzione tiroidea nei casi nei quali si era rilevata una sua bassa concentrazione nel sangue.
Alcuni autori sono partiti dalla considerazione che mancano evidenze chiare ed univoche sull’effetto della supplementazione con vitamina D sulla funzione della tiroide in soggetti con tiroidite autoimmune, che presentino anche ridotte concentrazioni nel sangue di tale vitamina. In particolare, sono dibattute sia l’incidenza della carenza di vitamina D sia l’evoluzione della tiroidite in rapporto a tale condizione. Per tale motivo, hanno eseguito uno studio retrospettivo, che ha valutato l’effetto della somministrazione di vitamina D sulla funzione della tiroide in soggetti con o senza tiroidite autoimmune.
Sono state incluse nella ricerca 198 persone eutiroidee con una diagnosi di ipovitaminosi D, cioè con una concentrazione nel sangue della vitamina inferiore a 30 ng/ml, che avevano assunto una supplementazione con vitamina D3 per durate differenti. La casistica è stata suddivisa in due gruppi, a seconda che ci fosse stata, o meno, una precedente diagnosi di tiroidite autoimmune. Il gruppo non affetto da tale condizione era composto da 103 soggetti (52% del totale) e quello con tiroidite autoimmune da 95, vale a dire il 48% del totale. In tutte le persone valutate sono state misurate le concentrazioni nel sangue di TSH e di 25 idrossi-vitamina D, prima e al termine della somministrazione della vitamina. Sono state prese in considerazione anche la durata della supplementazione e la dose mensile somministrata, espressa in unità internazionali (UI/mese).
I risultati hanno indicato che, nei soggetti con tiroidite autoimmune e carenza di vitamina D, le concentrazioni nel sangue di TSH si sono ridotte, in maniera statisticamente significativa dopo la supplementazione con 100.000 unità internazionali al mese di vitamina D. Non si sono registrate variazioni del TSH nel gruppo senza tiroidite autoimmune, a prescindere dalla dose e dalla durata del trattamento. Come prevedibile, le concentrazioni nel sangue di 25 idrossi-vitamina D sono migliorate significativamente con tutte le dosi mensili e, in particolare, con la dose di 100.000 UI/mese.
Nelle conclusioni, gli autori hanno sottolineato che la supplementazione con vitamina D ha migliorato la funzione della tiroide nei soggetti eutiroidei con tiroidite autoimmune, che avevano anche una carenza della stessa vitamina e che tale effetto è stato particolarmente evidente in chi aveva in partenza livelli molto bassi di vitamina D nel sangue e aveva ricevuto dosi mensili elevate di vitamina D3.
La conoscenza di tali meccanismi fisiopatologici e la particolare esperienza ed attenta valutazione endocrinologica dello specialista permette di monitorare il buon andamento clinico e la migliore espressione prognostica, a lungo termine, della patologia.