Il microbiota vaginale svolge un’importante funzione protettiva dell’apparato genitale femminile attraverso diversi meccanismi. Recenti evidenze supportano l’ipotesi che un’alterazione del microbiota vaginale, caratterizzata da deplezione di Lattobacilli acidofili e proliferazione di altre specie, sia alla base dell’acquisizione dell’infezione da HPV, della sua persistenza e della sua evoluzione neoplastica.
L’infezione da HPV è ampiamente diffusa nelle donne sessualmente attive (circa nell’80%), fino ai 50 anni di età. La persistenza dell’infezione rappresenta un fattore di rischio di evoluzione oncogena. Studi recenti hanno dimostrato che il microbiota vaginale non dominato dai lattobacilli, presenta più del doppio del rischio di contrarre un’infezione da HPV oncogeno, indipendentemente dalla copertura vaccinale e dall’età.
La composizione del microbiota vaginale, in particolare la prevalenza del Lattobacillo acidofilo, è influenzata da diversi fattori:
- Genetici/di etnia (ad esempio nelle donne caucasiche e asiatiche si osserva una maggiore presenza di Lattobacilli acidofili);
- Fattori fisiologici: gravidanza, puerperio, menopausa;
- Ormonali: gli estrogeni incrementano il glicogeno nelle secrezioni vaginali e favoriscono in questo modo la colonizzazione da parte dei Lattobacilli acidofili, che lo utilizzano producendo acido lattico;
- Abitudini igieniche: l’uso di irrigazioni vaginali si associa più frequentemente a disbiosi e riduzione dei Lattobacilli acidofili;
- Rapporti sessuali frequenti (gli spermatozoi hanno un pH >di 7);
- Cicli abbondanti e frequenti (provocano un innalzamento del pH).
Il Lattobacillo acidofilo contribuisce al mantenimento della eubiosi e della funzione di barriera protettiva dell’epitelio cervicale, impedendo l’ingresso dell’HPV nei cheratinociti cervicali e contrastando la persistenza dell’infezione, mediante diversi meccanismi quali il mantenimento di un pH acido (3.8-4.5), la produzione di sostanze antimicrobiche e la modulazione del sistema immunitario locale.
Alcuni studi hanno dimostrato che una condizione di disbiosi, con proliferazione di specie batteriche patogene, come quelle responsabili della vaginosi batterica (es. gardnerella vaginalis), potrebbe favorire il ciclo di replicazione virale, la persistenza dell’infezione da HPV e la successiva trasformazione neoplastica. La disbiosi si associa, altresì, alla riduzione della produzione del muco cervicale, che svolge l’importante funzione di ostacolare l’ingresso dei patogeni, all’aumento delle citochine pro-infiammatorie, noti fattori implicati nella carcinogenesi ed a livelli più elevati di stress ossidativo, favorendo l’integrazione dell’HPV nel genoma dell’ospite. Alcuni ricercatori suggeriscono anche che lo stesso papilloma virus potrebbe contribuire al cambiamento della stabilità e della composizione del microbiota vaginale. Ulteriori studi sulla relazione tra microbiota vaginale e infezione da HPV potrebbero essere utili per comprendere come mantenere l’eubiosi e rendere più efficace la prevenzione e il trattamento delle lesioni HPV-correlate.