Nel corso degli ultimi anni una serie di studi si sono focalizzati sull’influenza che il microbiota esercita sulle funzioni neuro-psichiche, una connessione che ha visto negli anni accumularsi studi che riguardano patologie di grande impatto sociale come i disturbi del sonno, cefalee, autismo, sclerosi multipla, stroke, malattia di Alzheimer, morbo di Parkinson e altro. Tra le ricerche più interessanti in questo ambito ci sono gli studi che riguardano la relazione tra la salute del microbiota e la qualità del sonno.
Il sonno ed il probiotico che migliora la qualità del riposo
L’interesse per il link intestino-cervello è stato riacceso da un recentissimo studio, su animali da laboratorio, pubblicato da ricercatori della Colorado University in cui emerge che il probiotico Lattobacillo rhamnosus sarebbe in grado di migliorare il riposo notturno incrementando il sonno REM, che contribuisce al riposo e alla rigenerazione cerebrale, grazie ad un’aumentata produzione di acidi grassi a catena corta come l’acido butirrico che controlla l’espressione dei geni preposti ai ritmi sonno/veglia. Tale batterio risulta, peraltro, protettivo anche nei confronti dello stress, sia in termini di profilassi, sia di recupero post-traumatico. Al contrario il sonno peggiora se nel microbiota si riduce la quota di bifido-batteri.
Il ruolo del microbiota nelle apnee del sonno
Nell’ambito delle possibili correlazioni tra disturbi del sonno e microbiota vanno segnalati anche altri studi, recentemente pubblicati, che indicano come riequilibrando la flora intestinale sia possibile migliorare anche l’apnea morfeica che presenta un microbiota alterato. Questo disturbo, noto con la sigla OSA, (acronimo di Obstructive Sleep Apnea), colpisce 18 milioni di soggetti negli Stati Uniti d’America e circa 6 milioni in Italia e riconosce come causa eziologica l’abbassamento dei tessuti faringei del fondo buccale, durante il sonno, con conseguente riduzione del passaggio di ossigeno nelle vie aeree. Oltre un certo valore soglia il soggetto si sveglia per pochi secondi, trascorrendo così una notte di microrisvegli che neppure ricorda, ma che a causa della ipo-ossigenazione cerebrale induce col tempo disturbi dell’attenzione, della memoria, depressione ed altri disturbi psichici.
Il principale rimedio è la cosiddetta CPAP (Continuous Positive Airway Pressure), cioè la pressione positiva continua delle vie aeree, utilizzata anche per il russamento, disturbo per molti aspetti simile all’OSA. La CPAP è una mascherina di ventilazione meccanica che fornisce ossigeno a pressione desiderata; tuttavia, solo il 40% dei pazienti la tollera e così la FDA ha approvato un altro rimedio più pratico e confortevole: uno speciale byte da applicare di notte (OAs) già suggerito nelle linee guida dall’American Academy of Dental Sleep Medicine. Questo dispositivo meccanico spinge la mandibola in avanti, sollevando la base linguale, così da mantenere pervio l’imbocco delle vie aeree superiori. Ciò elimina il russamento ed il collasso dei tessuti che provocano lo sviluppo di apnea ostruttiva durante il sonno (OSA).
I ceppi batterici e i neurotrasmettitori nella depressione
Con la riduzione della varietà di batteri che caratterizza un microbiota intestinale in buona salute possono aumentare anche i disturbi ansiosi e quelli dell’umore perché a livello intestinale viene demolita una maggior quota di triptofano, principale fonte di serotonina, neurotrasmettitore la cui carenza ha un ruolo di primo piano nelle sindromi depressive. Altresì, la riduzione di due ceppi batterici (coprococco e dialister) nel microbiota sono implicati nel disturbo depressivo, agendo però sulla concentrazione di un altro neurotrasmettitore, la dopamina, notoriamente implicata nella regolazione della motivazione e dell’omeostasi psichica. Infatti, in una coorte di oltre mille pazienti, i portatori di un microbiota con deplezione dei ceppi coprococco e dialister presentavano una depressione maggiore farmacoresistente.
Questo ulteriore riscontro ha spinto i ricercatori ad approfondire gli studi metabolici sui gruppi batterici capaci di produrre o degradare molecole in grado d’interagire col sistema nervoso centrale, al fine di modularne gli effetti potenzialmente dannosi.
Tali valutazioni ci porteranno presto ad individuare le soluzioni più idonee per mantenere l’equilibrio del nostro benessere psico-fisico attraverso l’omeostasi endocrina e metabolica dell’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide-surreni.