L’attitudine ad affrontare le non poche emergenze endocrinologiche che si verificano e che sempre interessano più apparati ed organi e non solo una ghiandola endocrina, soprattutto la preparazione ad avere contestualmente una visione generale e personalizzata del paziente, ha molto giovato allo specialista endocrinologo in questo periodo.
L’infezione da virus Sars-COV-2, in alcuni soggetti determina una abnorme risposta infiammatoria con evidente interessamento internistico per coinvolgimento polmonare, cardiovascolare, coagulativo e nervoso. Proprio per l’intrinseca natura internistica, molti reparti di assistenza hanno chiamato gli endocrinologi a collaborare agli sforzi di riorganizzazione dei nosocomi destinati a fronteggiare l’epidemia.
Come è ben noto, l’endocrinologo è uno specialista dedicato alla cura delle patologie ormonali e metaboliche ed è spesso identificato come il primo interlocutore nella terapia di larga parte delle malattie non trasmissibili (NCD: malattie cardiache, ictus, cancro, diabete e malattie polmonari croniche, responsabili di quasi il 70% di tutte le morti in tutto il mondo), ma proprio la vocazione olistica dell’endocrinologo e la sua abitudine ad essere il primo nel trattamento di patologie ad ampia diffusione sociale quali il diabete, l’obesità, l’eccesso ponderale, l’osteoporosi, l’infertilità e l’essere anche lo specialista dedicato alle patologie ormonali che sconvolgono l’organismo (dalle diffusissime patologie tiroidee e delle altre ghiandole, alle malattie rare dell’area endocrino-metabolica) ha reso l’endocrinologo estremamente duttile dinanzi a questa emergenza.
Esiste, ovviamente, una differenza fra l’essere lo specialista del benessere e della qualità di vita ed affrontare una simile emergenza.
Tutti si sono rapidamente riconvertiti, assistendo i propri pazienti da remoto, in modalità a distanza, o gestendo in presenza le situazioni urgenti ed indifferibili, affrontando le complicanze dei pazienti con patologie endocrino-metaboliche e contemporanea infezione da virus Sars-Cov2. Per quanto riguarda l’attività specialistica endocrinologica in questo periodo si è fatto molto uso del tele-consulto, rinviando quelle attività diagnostiche più complesse, se non in presenza di patologie urgenti o che richiedevano procedure indifferibili.
Le complicanze dei pazienti endocrinologici che hanno subito anche l’infezione Covid sono sotto gli occhi di tutti e comprensibile appare quanto diabete, obesità ed iposurrenalismo siano le situazioni in cui la co-infezione Covid-19 abbia provocato una complicazione nella patologia di base e reso estremamente rischiosa l’evoluzione della malattia virale. A questo si aggiunga che le evidenze scientifiche dimostrano che alcune carenze ormonali sono predisponenti all’aggravamento della malattia virale.
Numerosi dati, in questo periodo, dimostrano che l’endocrinologia (in tutte le sue declinazioni: endocrinologia generale, diabetologica, dietologica, metabolica, pediatrica, ginecologica e andrologica) è in grado di fornire un valido supporto alla tenuta del nostro sistema sanitario, nella ricerca, nella diagnostica e nell’assistenza ad ampio spettro.
Questa pandemia non ha colto impreparata la componente medica e delle professioni sanitarie del nostro servizio sanitario nazionale e, soprattutto, l’endocrinologo, che oltre all’attitudine ad affrontare le non poche emergenze endocrinologiche, di solito sistemiche e non solo specialistiche in senso stretto, ha la formazione professionale per avere, contestualmente, una visione olistica e personalizzata del paziente che ha molto giovato nell’approccio sistemico alla cura del soggetto anche molto complicato.