L’apparato genitale femminile, dal punto di vista dell’ecologia microbica, è un altro distretto altamente colonizzato da batteri che svolgono un importante ruolo difensivo nei confronti della possibile colonizzazione da parte di microrganismi patogeni.
La microflora vaginale è un sistema complesso formato da tre distinti elementi: la mucosa, cioè il tessuto di rivestimento, la microflora e le interazioni fra i primi due componenti. Numerosi dati mostrano una stretta associazione tra l’alterazione numerica o qualitativa della componente lattica della flora vaginale e la comparsa di disturbi di carattere irritativo e infiammatorio a carico dell’apparato sia genitale sia urinario femminile. Un ulteriore campo di impiego dei probiotici riguarda la protezione della donna in gravidanza nei confronti di possibili agenti infettivi. Alla luce degli studi eseguiti si può affermare che la donna può trarre vantaggio dall’assunzione di microrganismi probiotici anche per il benessere intimo. Non si tratta di farmaci, è bene ricordarlo, ma di elementi vitali che possono in ogni caso favorire l’efficacia di preparati assunti per bocca o anche per via locale, in caso di disturbi intimi, tra cui in particolare le infezioni urinarie, spesso causate dalla contaminazione delle urine da parte di germi di provenienza intestinale (per esempio: escherichia coli) e le vaginiti.
Le infezioni urinarie e vaginali
Le infezioni urinarie, prime fra tutte la cistite, sono senza dubbio tra le patologie più frequenti del sesso femminile e nella stagione estiva registrano un brusco incremento, sostanzialmente, per alcuni fattori quali l’aumento della temperatura, il cambiamento delle abitudini alimentari e di vita, la maggiore facilità di trasmissione e proliferazione dei microrganismi. È evidente, quindi, che una delle prime armi contro tali patologie è rappresentata dalla prevenzione, intesa come una maggiore attenzione alla dieta, ai comportamenti igienici e alle sane abitudini di vita in generale.
Si tratta di semplici norme che tutte le donne dovrebbero osservare, dal momento che la forma più frequente di infezione urinaria nelle donne, ossia la cistite (caratterizzata da bruciore e frequente bisogno di urinare), miete ogni anno nuove vittime: si parla di 20-30 nuovi casi ogni 100 donne per anno, circa 25% in media.
Il 60% circa delle donne, inoltre, dichiara di aver avuto almeno un episodio di cistite nell’arco della propria vita e un caso su quattro è caratterizzato da un andamento recidivante, con almeno una recidiva entro sei mesi e tre episodi entro un anno. È definita, invece, ricorrente la cistite caratterizzata da reinfezioni o recidive di sintomi locali e, a volte, sistemici (confermati da uno o più esami delle urine), con una frequenza intorno al 2-3% dell’intera popolazione adulta.
Infezioni altrettanto importanti sono le vaginiti, causate nove volte su dieci da Candida albicans, Trichomonas vaginalis e Gardnerella vaginalis e responsabili di irritazione, prurito, perdite vaginali maleodoranti e fastidio durante i rapporti sessuali. Dai dati scientifici noti, emerge che una percentuale variabile tra il 5 e il 40% della popolazione femminile soffre, almeno una volta nella vita, di un episodio di candidosi vaginale. Spesso la terapia antimicotica non è sufficiente a risolvere il problema una volta per tutte: l’incidenza di recidive è compresa tra il 5 e il 25%. Sia per la prevenzione che per la cura un valido aiuto è offerto da alcuni ceppi probiotici, che mirano a combattere l’infezione, a ripristinare il sistema immunitario ed a mantenere un corretto equilibrio della flora batterica vaginale e intestinale.
Un equilibrio intimo
La popolazione microbica vaginale è composta da una popolazione batterica mista, in cui coesistono circa 50 specie batteriche diverse (Staphylococcus, Ureaplasma, Corynebacterium, Streptococcus, Peptostreptococcus, Bifidobacterium e lieviti del genere Candida). I ceppi del genere Lactobacillus rappresentano la componente predominante, da cui l’importanza dei lattobacilli vaginali ai fini del mantenimento di un equilibrio locale. Va tra l’altro precisato che i lattobacilli vaginali hanno maggiori probabilità di poter agire come batteri probiotici rispetto a quelli intestinali, a fronte di una correlazione diretta tra la loro concentrazione e il mantenimento dell’acidità dell’ambiente vaginale.
Le frontiere più recenti
L’ultimo ventennio è stato caratterizzato dal proliferare di ricerche che hanno approfondito numerosi aspetti applicativi dei probiotici e hanno dato notevole impulso alla loro classificazione sotto il profilo genetico (la cosiddetta genotipizzazione). Oggi i probiotici vantano un ambito di impiego molto ampio anche alla luce della scoperta di come alcuni disturbi funzionali gastrointestinali o patologie sistemiche (per esempio: sindrome dell’intestino irritabile, stipsi, obesità, allergie, alterazioni del fegato, ipercolesterolemia) siano caratterizzati da modificazioni della microflora e, altresì, come l’impiego di alcuni ceppi particolari di probiotici possa essere di supporto nella cura di alcune malattie.