Nonostante i notevoli progressi nel campo della procreazione medicalmente assistita, il tasso di successo nel conseguire una gravidanza rimane inesorabilmente basso, influenzato da diversi fattori. Tra questi, un elemento cruciale è il microbiota vaginale della donna.
Ricerche pregresse hanno rivelato che la presenza di Lactobacillus crispatus, un batterio amico del corpo umano, è fondamentale per il successo delle procedure di inseminazione. Questa specie batterica è la dominante in un microbiota vaginale sano, essenzialmente grazie alla sua capacità di produrre perossido di idrogeno e acido lattico in quantità e formulazione ideale per la protezione dell’epitelio vaginale. Al contrario, la prevalenza di altre specie di lattobacilli, come il Lactobacillus iners, è stata associata a nascite premature e in alcune popolazioni si è dimostrata essere la specie più comune tra le donne che si sottopongono a procedure di procreazione assistita.
Recentemente, uno studio clinico pubblicato su ‘Acta Obstet Gynecol Scand.’ (2023) ha effettuato un’analisi approfondita del microbiota vaginale e del liquido seminale nelle coppie con problemi di infertilità, che hanno subito varie tecniche di riproduzione assistita. Questo studio ha comparato i risultati con quelli ottenuti dalle coppie sane.
La ricerca ha coinvolto 97 coppie con diversi tipi di infertilità, sottoposte a varie tecniche di riproduzione assistita, insieme a 12 coppie sane che hanno funto da gruppo di controllo. Le coppie affette da infertilità erano in lotta con il problema da almeno un anno. I campioni vaginali e seminali per l’analisi microbiologica sono stati prelevati il giorno della puntura follicolare, quando si registra la massima concentrazione di estrogeni e, di conseguenza, di lattobacilli.
Nello studio è stata anche valutata la presenza di vaginosi batteriche. Tra le 93 donne sottoposte a tecniche di procreazione assistita, si è registrato il successo di gravidanza clinica in 28 di esse, con risultati particolarmente positivi nelle donne più giovani e con un indice di massa corporea più basso. D’altra parte, i campioni vaginali delle donne sane e fertili hanno rivelato una predominanza di lattobacilli, con particolare rilievo per il Lactobacillus crispatus. Al contrario, nelle altre donne sottoposte a procedure di procreazione assistita, si è osservato un minor numero di lattobacilli rispetto alle donne sane, con un aumento della presenza di patogeni come Gardnerella, Atopobium e altri agenti patogeni. La vaginosi batterica è stata riscontrata esclusivamente nelle donne sottoposte a tecniche di procreazione assistita ed è stata inversamente correlata alla presenza di lattobacilli, con una significativa diminuzione del Lactobacillus crispatus. La presenza di batteri anaerobi Gram-negativi, sia nelle donne che negli uomini, ha dimostrato di avere un effetto negativo sul successo della procedura.
In breve, le donne con vaginosi batteriche hanno ottenuto risultati meno soddisfacenti nella procreazione assistita rispetto a quelle con una predominanza di lattobacilli. Il tasso di successo complessivo della procedura è stato maggiore nelle coppie con un microbiota vaginale in uno stato di salute ottimale.
Questo studio sottolinea l’importanza cruciale della valutazione del microbiota vaginale prima di intraprendere un percorso di procreazione medicalmente assistita. Questo approccio può consentire di correggere eventuali disbiosi e massimizzare le probabilità di successo della procedura.