I tempi necessari al ritorno alla normale fertilità variano a seconda del metodo contraccettivo utilizzato in precedenza. I ritardi maggiori si osservano in seguito all’uso di contraccettivi iniettabili e la durata dell’uso di metodi contraccettivi non sembra influenzare il ritorno alla fertilità. I risultati indicano un effetto minimo o assente di questi metodi sulla successiva possibilità di fecondazione.
In uno studio prospettico di coorte condotto in Danimarca, Canada e Stati Uniti sono state coinvolte circa 18.000 donne che, all’arruolamento nello studio, avevano provato a concepire per 6 cicli mestruali. Al primo ciclo, cosiddetto basale, le partecipanti hanno fornito informazioni sulla propria storia di contraccezione e sono stati raccolti i dati sulle caratteristiche fisiche, sanitarie e di stile di vita.
L’esito principale auspicato era la gravidanza, con valutazioni attraverso questionari bimestrali somministrati per un periodo massimo di 12 mesi. Circa il 38% delle partecipanti aveva utilizzato di recente contraccettivi orali; il 13%, invece, metodi contraccettivi reversibili a lunga durata d’azione ed il 31% metodi di barriera.
Il ritorno della fertilità ha subito un ritardo nel breve periodo per le donne che avevano in precedenza fatto uso di contraccettivi orali, anello contraccettivo ed alcuni metodi reversibili, a lunga durata d’azione, rispetto a quanto osservato nelle donne che avevano fatto uso di metodi di barriera. L’uso di contraccettivi iniettabili è risultato associato al maggior ritardo nella ripresa della fertilità (circa 5-8 cicli mestruali) ed una delle ragioni alla base di questa osservazione potrebbe essere il fatto che i contraccettivi iniettabili contengono in genere dosi più elevate di progestinico rispetto ad altri metodi. Dopo questi metodi contraccettivi, i tempi più lunghi per la ripresa della fertilità sono stati osservati anche con i cerotti contraccettivi (4 cicli), i contraccettivi orali e anelli (3 cicli) e i dispositivi intrauterini ed impianti contraccettivi (2 cicli). La durata dell’utilizzo delle terapie contraccettive non è risultata associata al ritorno alla fertilità.
L’importanza di questo studio è determinata dal confronto con i vari metodi di contraccezione rispetto al ritorno alla fertilità; infatti, i preservativi maschili e i contraccettivi orali restano i metodi di contraccezione più utilizzati, ma va sempre più aumentando la percentuale di donne che fanno uso di altri metodi come i contraccettivi iniettabili o quelli reversibili a lunga durata d’azione. Gli studi sino ad oggi disponibili si sono concentrati, soprattutto, sull’efficacia contraccettiva dei diversi metodi; ma comprendere, altresì, gli effetti dei diversi metodi contraccettivi sul successivo ritorno alla fertilità è il principale quesito a cui rispondere e, soprattutto, la preoccupazione essenziale che assilla gli specialisti endocrinologi e ginecologi nel programmare una adeguata agenda per la pianificazione familiare ed il counselling contraccettivo, con l’esclusivo pensiero indirizzato al mantenimento del completo benessere femminile.