Un interferente endocrino (endocrine disruptor, ED) è definito come una sostanza chimica esogena, o una miscela di sostanze chimiche, che può interferire con qualsiasi aspetto dell’azione ormonale responsabile del mantenimento dell’omeostasi e della regolazione dei processi di sviluppo causando di conseguenza effetti avversi sulla salute di un organismo integro o della sua progenie.
Tali sostanze chimiche possono infatti legarsi ai recettori endocrini delle cellule mimando l’azione di estrogeni e androgeni, e attivare, bloccare o alterare la sintesi e la degradazione degli ormoni portando così a un’alterazione della normale funzione endocrina. Inoltre, accanto all’azione classica degli interferenti endocrini come agonisti/antagonisti ormonali, alcuni di questi possono interferire con i recettori non steroidei, il ciclo cellulare, la regolazione del metabolismo e delle modificazioni nelle cellule bersaglio.
Numerose sostanze chimiche xenobiotiche, estranee cioè all’organismo, utilizzate nella vita di tutti i giorni e rilasciate nell’ambiente hanno il potenziale di alterare il sistema endocrino della fauna selvatica e degli esseri umani in concentrazioni ecologicamente rilevanti.
Le fonti di esposizione sono molto varie, dall’ambiente che ci circonda a quello di lavoro e la portata dell’esposizione è differente nei diversi Paesi, ma purtroppo in continua crescita in tutto il mondo. Questo perché negli anni molti interferenti sono stati sottoposti a norme legislative che ne limitano l’utilizzo o le concentrazioni tollerate. Attualmente di circa 85.000 prodotti chimici noti, 1000 circa sono già riconosciuti come potenziali interferenti endocrini.
Questi includono plastificanti come ftalati, bisfenolo A e i suoi derivati S e F, ritardanti di fiamma bromurati, sostanze chimiche industriali inclusi tensioattivi presenti in detergenti per la cura personale, prodotti contenenti benzofenoni in cosmetici, parabeni in preparati farmaceutici, alimentari e prodotti industriali come conservanti antimicrobici, metalli pesanti (arsenico, piombo e mercurio) e diossine, inquinanti atmosferici come idrocarburi policiclici aromatici e pesticidi. L’assunzione di interferenti endocrini può avvenire in differenti modi: via orale (ingestione di acqua, bevande o cibo contaminato), contatto cutaneo, inalazione, via endovenosa, trasferimento attraverso la placenta e il latte materno.
Studiare gli effetti degli interferenti endocrini dal punto di vista epidemiologico è particolarmente complicato poiché le sostanze sono molto numerose ed eterogenee e possono interagire tra loro; inoltre, poiché ne siamo quasi tutti esposti, è molto difficile studiare il confronto con un gruppo di controllo di persone non esposte. I dati provenienti da modelli animali e osservazioni cliniche nell’uomo concordano nel considerare tali sostanze chimiche dannose per il sistema endocrino (endocrine disruptor chemicals, EDC) e, in particolare, come interferenti nella riproduzione umana.
Diversi studi, infatti, hanno dimostrato nei soggetti di sesso maschile una associazione positiva tra l’esposizione specifica ad interferenti endocrini e una diminuzione significativa del numero di spermatozoi, della loro vitalità e motilità; parallelamente si osserva una diminuzione dei tassi di gravidanza, un aumento di aborti spontanei e un esaurimento precoce della capacità riproduttiva nella popolazione esposta a tali sostanze.
Attualmente, le informazioni sui meccanismi di azione che portano a una compromissione della riproduzione umana sono ancora limitate. A livello internazionale molte agenzie sanitarie e centri di ricerca hanno più volte raccomandato di approfondirne gli studi per definire le concentrazioni in grado di provocare gli effetti avversi, valutare i rischi di esposizione nella popolazione e le strategie per allontanare o limitare le fonti degli interferenti chimici, elaborare e validare metodi per individuare gli interferenti endocrini e per gestirli in modo appropriato mediante protocolli sperimentali affidabili.
È di fondamentale importanza comprendere, inoltre, se l’aumento della concentrazione degli inquinanti nell’organismo sia dovuto a un’aumentata e continua esposizione agli stessi o ad una lenta metabolizzazione degli interferenti da parte dell’individuo. È di primario interesse della Commissione Europea delineare un approccio strategico agli interferenti endocrini per il futuro, con l’obiettivo generale di garantire un elevato livello di protezione per i cittadini e l’ambiente, di fornire ai cittadini informazioni chiare, esaurienti ed affidabili, anche attraverso campagne d’informazione, rendendo altresì più facile e trasparente per i cittadini il compito di aggiornarsi sull’argomento.