Il microbiota è l’insieme di microrganismi (batteri, funghi, virus, archeobatteri, amebe) che colonizzano l’organismo umano. Normalmente, quando si parla di microbiota si intende la parte batterica di esso.
Una distinzione necessaria è quella tra microbiota e microbioma data l’ambiguità con cui i due termini sono utilizzati.
Il microbiota rappresenta il numero totale di microrganismi presenti in un dato distretto corporeo, mentre il microbioma è l’insieme del patrimonio genetico della totalità dei microrganismi di un ambiente, quindi, nel caso dell’essere umano, il suo organismo in toto. Le funzioni esercitate dal microbiota nell’essere umano sono molteplici, basti pensare che l’insieme dei microrganismi che popolano il corpo umano si stima essere dieci volte superiore al numero di cellule umane. Il microbiota dell’apparato riproduttivo femminile è stato a lungo studiato attraverso le tradizionali metodiche colturali, sia per verificare la presenza dei diversi microrganismi isolabili in questa parte del corpo, sia per valutare il loro impatto nella fisiologia della riproduzione.
Tuttavia, l’immagine reale della diversità microbica residente a questo livello è stata riconosciuta solo di recente grazie all’avvento di tecniche molecolari altamente sensibili. Le comunità batteriche presenti nell’apparato riproduttivo femminile comprendono prevalentemente Lattobacilli nelle donne sane, sebbene siano stati identificati altri generi, tra cui Gardnerella, Bifidobacterium, Anaerococcus, etc.
Oggi sono disponibili sempre più evidenze che suggeriscono come le comunità batteriche presenti nell’apparato riproduttivo femminile svolgano ruoli importanti in diverse fasi del processo della riproduzione, a partire dalla formazione dei gameti, alla fecondazione, all’impianto e al mantenimento della gravidanza, fino alla colonizzazione microbica del neonato.
In particolare, il tratto riproduttivo femminile sembra ospitare tre microbioti con specifiche caratteristiche (vaginale, endometriale e ovarico), ciascuno dei quali è in grado di condizionare la riproduzione e anche le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA).
Tradizionalmente il microbiota vaginale, comunemente chiamato flora batterica, è il più studiato. Nella vagina sono presenti dei batteri in una relazione mutualistica con l’ospite, che fornisce la prima linea di difesa contro la colonizzazione da agenti patogeni opportunistici.
Lungo tutta la durata della vita della donna, il microbiota vaginale subisce grandi cambiamenti che sono associati a specifici periodi riproduttivi come l’infanzia, la pubertà, l’età fertile e la menopausa. Recenti studi hanno esaminato la composizione batterica a livello vaginale dimostrando che esistono almeno cinque tipi principali di microbiota vaginale, che sono stati definiti “Community State Type” (CST). Quattro di questi CST sono dominati dai Lattobacilli ed uno (CST-IV) è, altresì, composto da un mix polimicrobico di anaerobi obbligati e facoltativi. È noto che i Lattobacilli svolgono diverse funzioni, soprattutto di natura protettiva, producendo ad esempio perossido di idrogeno determinando un pH acido a livello vaginale. Un ulteriore vantaggio di alcune specie di Lattobacilli è la produzione di batteriocine che inibiscono direttamente la crescita di specie indesiderate (Klebsiella, Staphylococcusaureus, Escherichia coli o Enterococusfaecalis).
Tuttavia, l’idea che un microbiota vaginale dominato da Lattobacilli sia necessariamente la norma è stata messa in discussione dall’evidenza che il 25% delle donne non possiede un microbiota dominato da Lactobacilli ed è tuttavia asintomatica per disturbi vaginali. Queste diverse manifestazioni cliniche tra varie donne sembrano essere dovute a una combinazione di fattori genetici, culturali, abitudini di vita e comportamentali.
Il ruolo protettivo dei Lattobacilli è stato comunque confermato dall’associazione tra CST-IV e un aumento del rischio di infezioni sessualmente trasmesse (compreso il virus HIV) e patologie riproduttive ed ostetriche. Quindi, mentre il CST-IV può essere asintomatico in alcune donne, nella maggior parte è associato a un rischio significativamente aumentato di eventi avversi, tra cui infertilità e insuccesso delle tecniche di PMA.
Mentre è noto che il microbiota vaginale fisiologico è dominato da Lattobacilli, nella cavità uterina, anche in donne clinicamente asintomatiche, è stata dimostrata la presenza di uno o più microrganismi a livello dell’endometrio. È interessante notare che non sempre si osserva una corrispondenza assoluta tra microbiota vaginale ed endometriale e che la presenza di disbiosi a livello uterino è stata associata ad abortività ricorrente e ripetuti fallimenti di impianto di embrioni ottenuti con PMA. La caratterizzazione del microbiota endometriale aggiunge, quindi, una nuova prospettiva microbiologica nello studio della riproduzione umana, trattandosi della prima interfaccia tra l’embrione e l’organismo materno e presentando peculiarità specifiche che lo differenziano da quello vaginale.
Sorprendentemente, la presenza di batteri non si limita alla vagina e all’utero, poiché anche a livello dell’ovaio è stata dimostrata la presenza di un microbiota attivo. Gli studi sul microbiota ovarico sono stati effettuati sull’aspirato dei follicoli ovarici ottenuti al momento del recupero transvaginale degli ovociti in un trattamento di PMA. In questo caso, non è facile stabilire se i batteri che vengono identificati rappresentino la vera colonizzazione batterica o una contaminazione del fluido follicolare durante il recupero ovocitario. In effetti, qualsiasi specie trovata nel fluido follicolare che sia presente anche nel tampone vaginale analizzato allo stesso momento del prelievo ovocitario potrebbe essere considerato un contaminante.
Tuttavia, seppur ancora limitati, gli studi disponibili che valutano l’effetto del microbiota follicolare sulla riproduzione suggeriscono che esso è in grado di influire direttamente sui risultati della PMA. Anche a livello ovarico, la presenza dei Lattobacilli sembra positiva. Ciò è in netto contrasto con la presenza di altre specie che determinano effetti negativi. In conclusione, vi sono evidenze sempre più solide che l’intero tratto riproduttivo femminile è colonizzato da batteri.
Fisiologicamente, i Lattobacilli sembrano essere il genere dominante, svolgendo importanti funzioni di difesa e nella prevenzione della comparsa di disbiosi, che possono alterare i complessi meccanismi della riproduzione e causare di conseguenza infertilità ed esiti negativi sulle metodiche di PMA e sulla successiva gravidanza.