Le possibili cause di iperprolattinemia sono di varia e molteplice origine ed individuate, esemplificando sinteticamente, come: (1) fisiologiche, (2) patologiche, (3) farmacologiche.
La diagnosi di iperprolattinemia viene effettuata attraverso il dosaggio dei livelli sierici di prolattina. Per un corretto dosaggio della prolattina bisogna evitare un eccessivo stress da prelievo che può indurre un aumento dei livelli della stessa. Risulta utile effettuare il dosaggio in mattinata, almeno 2 ore dopo il risveglio, in quanto nel pomeriggio i livelli di prolattina aumentano fisiologicamente. In caso di risultati dubbi (lieve aumento dei livelli di prolattina) o in disaccordo con il quadro clinico, il dosaggio può essere ripetuto a intervalli di 15-20 minuti per ridurre al minimo l’effetto pulsatile della prolattina. Oltre al dosaggio sierico della prolattina è necessario indagare altri fattori per escludere cause secondarie di tale condizione. In pazienti con iperprolattinemia asintomatica si consiglia di dosare la macro-prolattina. Nonostante rappresenti una causa frequente di iperprolattinemia, molti dei test in commercio non sono in grado di rilevare la macro-prolattina (forma polimerica di PRL di ampie dimensioni).
Anche il dosaggio delle β-hCG risulta obbligatorio nelle donne in età fertile con assenza di mestruazioni insieme al dosaggio delle gonadotropine LH e FSH, in quanto l’iperprolattinemia interferisce con la secrezione pulsatile di GnRH ed inibisce il rilascio di gonadotropine inducendo ipogonadismo e infertilità.
Altresì, la valutazione della funzionalità tiroidea è raccomandata in tutte le pazienti in questa condizione. L’ipotiroidismo primario, infatti, può essere associato all’iperprolattinemia e l’assunzione di L-tiroxina, ripristinando la funzionalità tiroidea, normalizza i livelli di prolattina.
Ancora la valutazione della funzionalità renale è raccomandata in tutti i pazienti con iperprolattinemia perché l’insufficienza renale può essere associata ad un incremento moderato della prolattina causata da una minore clearance renale e da un’alterata regolazione della secrezione di prolattina a livello centrale.
Ulteriormente, la valutazione della funzionalità epatica è anche raccomandata in tutti i pazienti con iperprolattinemia perché l’insufficienza epatica, determinando una riduzione della clearance della prolattina, ne induce un aumento dei livelli plasmatici.
In assenza di grossi tumori ipofisari che necessitano di un intervento chirurgico, gli agonisti della dopamina rappresentano il trattamento raccomandato nella gestione delle iperprolattinemie sintomatiche, permettendo il raggiungimento di outcome rilevanti per i pazienti. Il monitoraggio e la gestione della dose terapeutica, nei pazienti con iperprolattinemia trattati con agonisti della dopamina, è fondamentale, richiedendo una valutazione periodica dei livelli sierici di prolattina dal mese successivo l’inizio della terapia, al fine di stabilire l’eventuale necessità di una modulazione del dosaggio farmacologico, volto ad ottenere la normalizzazione dei livelli di prolattina e risolvere l’ipogonadismo secondario.
In tal senso è assolutamente raccomandato il consulto di un multi-specialista endocrinologo-oncologo-ginecologo quale massimo esperto della gestione di tale frequente e complessa patologia dal punto di vista diagnostico, terapeutico e di follow-up nel monitoraggio della disfunzione ormonale in atto e della possibile più appropriata valutazione anche dal punto di vista oncologico.