Il sistema neuroendocrino riveste un ruolo critico nel mantenimento dell’omeostasi e nell’integrazione delle risposte del corpo all’ambiente esterno e l’azione degli ormoni si svolge non solo a livello periferico, ma anche a livello del sistema nervoso centrale.
Le malattie della tiroide sono state tra le prime alterazioni endocrine ad essere state associate ad un’ampia varietà di sintomi neuropsichiatrici. Infatti, l’associazione tra funzione tiroidea e patologie psichiatriche, specie disturbi dell’umore, è nota da tempo e storicamente è stata descritta più di 200 anni fa. Oggi è ampiamente riconosciuto che i disturbi della funzione tiroidea possono influenzare significativamente lo stato mentale, le emozioni ed i processi cognitivi. Sia l’eccesso, sia il deficit di ormoni tiroidei può causare modificazioni dell’umore, inclusa la depressione che, generalmente è reversibile con un adeguato trattamento della disfunzione tiroidea. D’altra parte, la depressione può essere accompagnata da una disfunzione tiroidea.
È stato osservato che l’1-4% di pazienti con disordini affettivi ha un ipotiroidismo manifesto, mentre un ipotiroidismo subclinico (SCH) è presente in percentuali dal 4 al 40%. Altresì, è stato riportato da diversi autori che gli ormoni tiroidei possono essere una efficace terapia aggiuntiva nella depressione. Circa il 40% di pazienti con ipotiroidismo clinicamente manifesto mostra segni e sintomi di depressione. Nell’ipotiroidismo conclamato, caratterizzato da bassi livelli di T4 ed elevati livelli di tireotropina (TSH), il quadro clinico si sovrappone in modo significativo con la depressione maggiore, con un rallentamento psicomotorio, stanchezza, diminuzione della libido, umore depresso ed ideazione suicida e possono essere presenti anche alterazioni del ritmo sonno/veglia; la frequente presenza di ipersonnia ed incremento ponderale nei pazienti ipotiroidei può portare ad un’errata diagnosi di depressione atipica.
Da alcuni studi è emersa l’associazione tra una disfunzione autoimmune della tiroide, con presenza di anticorpi antitireoperossidasi, e la depressione; anche se risulta ancora sconosciuto se la disfunzione autoimmunitaria preceda o segua la depressione.
L’aumento di peso, l’irritabilità, l’ansietà, la depressione, l’insonnia, la stipsi, la nausea, i brividi, le convulsioni, la perdita di capelli, l’affaticamento, la pelle secca, le mestruazioni dolorose e prolungate, l’anemia, la difficoltà di concentrazione, le estremità fredde, la modificazione della pressione arteriosa e l’aumento del colesterolo sono tutti segni che possono essere presenti in caso di riduzione della funzionalità tiroidea.
Sulla relazione eziologica tra deficit di ormoni tiroidei e depressione sono state proposte diverse ipotesi. Una possibile congettura è un deficit serotoninergico centrale e, quindi, la sintesi di serotonina potrebbe essere ridotta nell’ipotiroidismo; un’altra ipotesi fa riferimento ad uno stato di ipotiroidismo cerebrale relativo, ove l’ormone tiroideo attivo a livello centrale (T3) può essere ridotto a seguito dell’inibita attività dell’enzima responsabile della conversione del T4 in T3. Ulteriori ipotesi suggeriscono un difetto del recettore per gli ormoni tiroidei o del trasporto o dell’uptake degli ormoni tiroidei nel cervello e nelle cellule neuronali.
Recentemente una prevalenza del 63.5% di sintomi depressivi è stata riportata in una popolazione di pazienti italiani con ipotiroidismo subclinico. In questa popolazione, la sola terapia con tiroxina non è stata sufficiente a indurre una totale remissione dei sintomi depressivi. L’American Association of Clinical Endocrinologists e l’American Thyroid Association raccomandano che la diagnosi di ipotiroidismo subclinico o manifesto deve essere considerata in tutti i pazienti con depressione. Anche nei casi di patologie tiroidee conclamate è indicato gestire i sintomi psichiatrici con levo-tiroxina. Tuttavia, l’uso della terapia con L-T4 in soggetti con ipotiroidismo subclinico e depressione andrebbe considerato attentamente su base individuale, valutando il rapporto rischi/benefici del trattamento. Studi prospettici di popolazione ben disegnati o studi randomizzati controllati sono necessari per avere più dati sulla patogenesi e la storia naturale della depressione nei pazienti con ipotiroidismo subclinico e per valutare l’efficacia e la sicurezza della terapia con tiroxina nel migliorare i disordini dell’umore in questi soggetti.
L’attenta e scrupolosa valutazione clinica da parte di un esperto specialista endocrinologo suggerirà le indicazioni diagnostiche e terapeutiche più adeguate ed orientate al benessere dell’individuo in osservazione.