I recettori per gli ormoni tiroidei sono presenti nel miocardio e nel tessuto vascolare e alterazioni anche minori degli ormoni tiroidei possono influenzare la fisiologia del sistema cardiovascolare. I potenziali meccanismi che legano le patologie cardiovascolari alle disfunzioni tiroidee sono alterazioni endoteliali, variazioni della pressione arteriosa, disfunzione sistolica e diastolica e dislipidemia. Inoltre, le stesse patologie cardiache possono indurre alterazioni della concentrazione di ormoni tiroidei (es: sindrome da bassa T3) che si associano ad una maggiore morbilità e mortalità. Numerosi dati sperimentali e studi clinici hanno suggerito un ruolo benefico degli ormoni tiroidei nel migliorare le patologie cardiovascolari.
Lo scompenso cardiaco è la principale complicazione di tutte le forme di patologia cardiaca. Circa 10 milioni di persone negli Stati Uniti ed in Europa hanno uno scompenso cardiaco cronico e 1 milione di pazienti ogni anno, riceve una diagnosi di scompenso cardiaco. La mortalità a 5 anni nei pazienti con scompenso cardiaco e superiore al 50% di quella di molte neoplasie. La prognosi sfavorevole dello scompenso cardiaco è parzialmente dovuta alla presenza di co-morbilità, incluse le alterazioni della funzionalità tiroidea. Nel contesto dello scompenso cardiaco, gli ormoni tiroidei hanno un ruolo cardioprotettivo attraverso molteplici azioni dirette e indirette a livello dei miociti, dell’interstizio e dei vasi sanguigni. Inoltre, il trattamento con ormoni tiroidei riduce la fibrosi interstiziale, in modelli animali, di scompenso cardiaco ischemico e non ischemico.
Diversi studi hanno indicato che gli ormoni tiroidei giocano un ruolo essenziale nel mantenimento dell’omeostasi cardiovascolare sia in condizioni fisiologiche, sia in condizioni patologiche e sono coinvolti nella modulazione della contrattilità cardiaca, della frequenza cardiaca, della funzione diastolica e della resistenza vascolare sistemica.
Ipotiroidismo manifesto e subclinico
Le alterazioni del metabolismo degli ormoni tiroidei sono frequenti nei pazienti con malattie cardiovascolari e gli studi sia clinici, sia sperimentali hanno suggerito un potenziale impatto negativo della disfunzione tiroidea sulla prognosi di questi pazienti. Anche l’ipotiroidismo subclinico si associa ad una prognosi avversa nei pazienti con scompenso cardiaco e considerato il basso costo e la semplicità di esecuzione dei test di funzionalità tiroidea si può pensare che questi ultimi possano avere una funzione predittiva della prognosi a lungo termine nei pazienti con scompenso cardiaco (SC) cronico. In uno studio su 458 pazienti consecutivamente arruolati, con SC da cardiomiopatia dilatativa idiopatica (IDCM) è stato valutato l’impatto che la funzione tiroidea potesse avere sulla mortalità dei pazienti scompensati e l’impatto del diverso tipo di alterazione tiroidea nella prognosi dello SC stesso. La disfunzione tiroidea più frequente è risultata l’ipotiroidismo subclinico, seguita dall’ipertiroidismo subclinico, sindrome da bassa T3 e l’ipotiroidismo manifesto.
Oltre allo studio descritto, sempre più numerose evidenze suggeriscono come l’ipotiroidismo giochi un ruolo cruciale nello sviluppo e nella progressione dello SC cronico e come sia associato ad una prognosi peggiore ed a rischio di mortalità. Una metanalisi che ha analizzato 13 studi ha confermato che l’ipotiroidismo e l’ipotiroidismo subclinico sono associati ad un sostanziale aumento del rischio di mortalità da tutte le cause, di mortalità cardiaca e/o di ospedalizzazione nei pazienti con scompenso cardiaco. Alla luce delle numerose evidenze, le linee guida per lo scompenso cardiaco dell’American College of Cardiology (ACC) ed American Heart Association (AHA) supportano l’esecuzione dei test di funzionalità tiroidea, specie la misurazione dei livelli di TSH, per riconoscere le cause primarie o secondarie di scompenso cardiaco. La terapia sostitutiva con L-tiroxina è il pilastro della terapia dell’ipotiroidismo da oltre 60 anni ed è uno dei farmaci ritenuti dall’OMS essenziali per la tutela della salute ed uno dei più prescritti al mondo.
L’obiettivo della terapia con L-tiroxina è quello di ridurre la sintomatologia e prevenire le complicanze a lungo termine. Comunque, i risultati generali di diversi studi hanno mostrato un miglioramento della funzione cardiovascolare attraverso azioni dirette e indirette. La terapia sostitutiva con LT4 ha lo scopo di riportare ad una condizione di eutiroidismo e risolvere diverse alterazioni cardiovascolari legate all’ipotiroidismo, migliorando l’insufficienza cardiaca e lo scompenso cardiaco di questi pazienti. Infatti, il sistema cardiovascolare è uno dei principali target dell’azione degli ormoni tiroidei.
Sempre più numerose evidenze suggeriscono come l’ipotiroidismo giochi un ruolo cruciale nello sviluppo e nella progressione dello scompenso cardiaco cronico e come sia associato ad una prognosi peggiore e ad un aumentato rischio di mortalità. Per ottimizzare la gestione dei pazienti con scompenso cardiaco e disfunzione tiroidea sarebbe utile ed auspicabile una stretta e meticolosa collaborazione tra gli specialisti endocrinologi ed i cardiologi.