Per le donne in post-menopausa che hanno avuto una perdita di peso ≥ 5% in un periodo di 3 anni il rischio di cancro al seno è del 12% inferiore rispetto a quello delle donne il cui peso è rimasto invariato. Negli Stati Uniti circa 1/3 delle donne in menopausa risultano essere obese e l’obesità è un fattore di rischio definito per il carcinoma mammario in post-menopausa, per cui risultano oltremodo utili gli interventi dello specialista endocrinologo mirati alla riduzione del peso che possono comportare una riduzione del rischio di cancro al seno.
I risultati di una analisi pubblicata su Cancer sono anche supportati da conferme provenienti da analisi dei dati di follow-up del processo di modificazione dietetica in donne che hanno dimostrato una sopravvivenza globale significativamente migliorata dal cancro al seno, altri tumori e malattie cardiovascolari rispetto a donne che non seguivano alcuna modificazione dietetica, dopo un follow-up medio di 16 anni in più di 3000 donne con diagnosi di carcinoma mammario che presentavano una perdita di peso del 3% a seguito di una dieta povera di grassi.
I ricercatori hanno utilizzato i dati di 93.000 donne statunitensi di età compresa tra 50 e 79 anni reclutate in uno studio osservazionale. In circa 41.000 donne il peso è rimasto stabile, ma per oltre 8000 donne, che hanno perso peso, il rischio di cancro al seno era significativamente più basso. Per questo si dice che la cura dell’obesità salva la vita.
Lo stesso dicasi, infatti, per una dieta non corretta quale importante fattore di rischio anche per le malattie non trasmissibili. Sono molte le prove a supporto di relazioni causali tra specifici fattori dietetici (es. frutta, verdura, carne lavorata e assunzione di grassi) e malattie non trasmissibili quali la cardiopatia ischemica, il diabete e il tumore del colon-retto.
L’impatto dell’alimentazione sulla salute è stato indagato in uno studio tramite il consumo di alimenti e nutrienti principali in 195 paesi, in adulti di età maggiore a 25 anni. Nel 2017, undici milioni di decessi e 255 milioni di disabilità erano attribuibili a fattori di rischio alimentare e le malattie cardiovascolari sono state la principale causa di decessi legati alla alimentazione.
Un alto apporto di sodio, un basso apporto di cereali integrali e un basso apporto di frutta sono stati i principali fattori di rischio alimentare per decessi a livello globale in molti paesi.
Questo studio fornisce il paradigma del potenziale impatto dell’alimentazione sulla mortalità e morbilità delle malattie non trasmissibili, evidenziando la necessità di migliorare la dieta incidendo realmente per prevenire un decesso su cinque a livello globale.
L’appropriata valutazione da parte di un endocrinologo-oncologo in ginecologia risulta l’indicazione più giusta per incrementare la propria aspettativa di vita e la propria longevità.