Cosa c’entra il dolore muscolo-scheletrico con la composizione corporea?
Uno dei sintomi dolorosi più comuni nelle persone di tutte le età è il dolore muscoloscheletrico, in particolare la lombalgia. Quest’ultima è anche la prima causa di disabilità a livello globale che colpisce più di 500 milioni di persone e non sono stati ancora determinati i meccanismi che favoriscono il passaggio del dolore dallo stadio acuto a quello cronico, l’intensità della malattia e la risposta alle terapie specifiche; soprattutto, non sono stati ancora trovati i biomarcatori che potrebbero migliorare la comprensione dei meccanismi della fisiopatologia della lombalgia. Il dolore muscoloscheletrico e la lombalgia sono spesso associati alla composizione corporea ed a diverse citochine derivate dal tessuto adiposo, le cosiddette adipochine. Un interessantissimo ed originale studio scientifico internazionale ha correlato il quadro sintomatologico del dolore muscolo-scheletrico con le modificazioni di alcune variabili della composizione corporea ipotizzandone i meccanismi fisiopatologici interessati nel dolore cronico di questa ricorrente patologia fisica.
Un recente studio israeliano ha usato due questionari convalidati per raccogliere i dati sul dolore alla schiena e sulla disabilità in un campione di popolazione familiare, di oltre mille soggetti, etnicamente omogeneo. In questi sono state eseguite le determinazioni dei livelli plasmatici delle adipochine, vaspina e adipsina, rilevate con metodi immunologici; mentre i parametri di composizione corporea, inclusi grasso (massa grassa), massa muscolare scheletrica (massa magra), acqua extracellulare, massa cellulare ed altri, sono stati valutati mediante la tecnologia dell’analisi dell’impedenza bioelettrica (impedenziometria).
Le analisi di regressione multipla con quattro diversi fenotipi correlati alla lombalgia hanno mostrato costantemente le associazioni significative con i livelli di vaspina. Tra le valutazioni della composizione corporea testate, solo i livelli di acqua extracellulare mostravano associazioni coerenti e altamente significative con tutti i fenotipi testati correlati alla lombalgia. I risultati suggeriscono chiaramente che le concentrazioni circolanti dei livelli di vaspina ed acqua extracellulare potrebbero servire come biomarcatori della gravità e delle complicanze del dolore muscolo-scheletrico e, in particolare, della lombalgia. L’acqua extracellulare rappresenta circa il 35% dell’acqua corporea totale ed i cambiamenti nella osmolarità della stessa sono accompagnati da un flusso di acqua e fattori biochimici fuori dalle cellule, portando ad un restringimento cellulare, stress ossidativo, alterazioni proteiche e mitocondriali, danni al DNA ed arresto del ciclo cellulare, rendendo così le cellule suscettibili al fenomeno dell’apoptosi (morte cellulare).
Altresì, è stato riscontrato che la fuoriuscita di acqua dal nucleo polposo dei dischi intravertebrali è associata alla maggiore produzione di citochine pro-infiammatorie, come TNFα e IL-1β, e all’attivazione delle proteasi, portando così al danno della matrice extracellulare e alla maggiore sensibilizzazione al dolore.
La perdita di acqua extracellulare è collegata a molti disturbi infiammatori cronici, tra cui l’obesità, l’artrite e la sarcopenia (perdita di massa muscolare). Inoltre, è stato dimostrato che un innalzamento dei livelli di acqua extracellulare è indipendentemente associato con le caratteristiche della perdita di massa muscolare, come la forza muscolare, la capacità funzionale, la velocità dell’andatura e la fragilità. La perdita di massa muscolare dei muscoli paraspinali, a sua volta, è stata trovata direttamente correlata con le manifestazioni della lombalgia. In questo studio, i livelli di acqua extracellulare erano costantemente e significativamente associati a tutti i fenotipi primari, mostrando significative correlazioni negative con le misurazioni del muscolo scheletrico.
Questi risultati suggeriscono che livelli elevati di acqua extracellulare potrebbero indicare la presenza di perdita di massa muscolare in individui affetti da lombalgia e, quindi, il livello di acqua extracellulare è un biomarcatore importante e rilevante, anche probabilmente quale fattore di rischio, per le condizioni correlate con la lombalgia.
Una attenta ed equilibrata valutazione endocrinologica, metabolica, dietetica e nutrizionale di questi soggetti ne permetterebbe una più adeguata prevenzione, terapia e follow-up delle malattie metaboliche di solito associate e, soprattutto, del dolore muscoloscheletrico, in particolare del dolore cronico della lombalgia.