Capita spesso di sentire una mamma annunciare con entusiasmo che la propria figlia “è diventata .. signorina”. È molto improbabile, invece, che una donna dichiari apertamente di essere in menopausa. Questo atteggiamento denota che, mentre l’ingresso nell’adolescenza è percepito come un traguardo, quello in menopausa, al contrario, è vissuto come un punto di arrivo o come una tappa di cui vergognarsi.
Eppure, questa concezione deve assolutamente cambiare: l’allungamento dell’aspettativa di vita ed i cambiamenti sociali avvenuti nell’ultimo quarto di secolo impongono di riconsiderare la menopausa alla stregua di tutte le altre età della vita, nella quale è fondamentale prendersi cura del proprio benessere e prestare attenzione ad eventuali disturbi. Proprio a tale proposito, uno dei sintomi è l’atrofia vulvovaginale, che viene spesso sottovalutata in relazione al suo potenziale impatto sulla qualità di vita.
L’atrofia vulvovaginale è una progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare conseguente alla diminuzione della quantità di estrogeni che si verifica con l’avvento della menopausa, sia naturale che indotta, oltre che dell’effetto dell’età e del declino dell’equilibrio della produzione ormonale di androgeni/estrogeni che cooperano nella risposta sessuale. L’assottigliamento delle pareti della vagina ne aumentano la fragilità, promuovendo la comparsa di irritazione, bruciore, prurito, infiammazione, sanguinamento e secchezza. La causa è dovuta alla carenza ormonale tipica del periodo post-menopausale che oggi, con l’allungamento della vita media, può durare più di 30 anni.
Essa è sottostimata e sottovalutata, tanto che interessa fino al 50% delle donne in menopausa e – in una donna su tre – può creare importanti implicazioni nella vita di coppia. Anche se la sintomatologia correlata (irritazione, bruciore, secchezza vaginale), dipende da vari fattori che non sono solo la carenza di estrogeni, è importante parlarne con il ginecologo perché insieme si può trovare la soluzione migliore per ciascuna, singola donna. Non bisogna sottovalutare questi sintomi, ma bisogna urgentemente provvedere a risolvere la problematica con la visita specialistica ginecologica, meglio se affidati ad un endocrinologo-ginecologo.
Il trattamento dei sintomi legati all’atrofia vulvovaginale deve considerare vari aspetti non solo anatomici e funzionali (circolazione sanguigna, tono muscolare), ma anche, gli stili di vita (attività fisica, alimentazione, ecc.) e la qualità della relazione di coppia. Con l’approccio corretto attribuibile ad uno specialista endocrinologo e ginecologo questo disturbo è reversibile, ripristinando il naturale benessere psico-fisico della donna.