Il maggiore e decisivo responsabile nel determinare il potenziale riproduttivo della donna risulta l’età che raggiunge il massimo della fertilità tra i 18 e i 25 anni; infatti, con l’avanzare dell’età si vede una progressiva riduzione della stessa.
A livello sociale, invece, negli ultimi quaranta anni c’è stato progressivamente un continuo spostamento verso un’età più avanzata nella ricerca di prole. L’Italia è uno tra i Paesi europei con il più basso indice di natalità ed è tra quelli nei quali l’età media per la prima gravidanza risulta la più alta, dove nascono meno bambini e tra quelli dove l’età media delle donne al primo parto supera i 30 anni. Le madri over 40 sono progressivamente aumentate e particolarmente elevato è stato l’aumento delle quote di donne che avevano più di 40 anni quando è nato il loro primo figlio, passate dall’1,5% al 7% (dati ISTAT). I due dati, denatalità ed età media delle madri, devono essere letti congiuntamente, perché proprio l’età è il fattore prevalente nel determinare la fertilità femminile. Una tendenza quindi spesso causata da scelte di carattere volontario o imposta da una società in cui le donne faticano a conciliare l’inserimento nella vita professionale e di carriera con il progetto riproduttivo.
È universalmente noto che il feto femmina possiede il suo intero patrimonio di cellule germinali dalle prime settimane, e che il declino numerico, dovuto ad atresia, comincia tra la 16a e la 20a settimana di gravidanza. Alla nascita il numero di ovociti si riduce a circa 1-2 milioni, per scendere a 300-500.000 alla pubertà. All’età di 37 anni gli ovociti rimasti sono circa 25.000 e alla menopausa circa 1000. Non esiste, quindi, una ulteriore ovogenesi. L’età della fine della fertilità, che precede anche di diversi anni l’età della menopausa, dipende dall’esaurimento del pool di follicoli primordiali, a sua volta determinato da due fattori essenziali, il quantitativo iniziale e la quota che va incontro ad atresia follicolare.
Risulta utile un attento counseling pre-concezionale da parte di un esperto endocrinologo-ginecologo sulla fertilità della donna per una maggiore conoscenza dell’attività residua del proprio apparato riproduttivo.