La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è un disordine endocrino-metabolico sostenuto da difetti nella secrezione e nell’azione dell’insulina che portano ad un aumentato rischio di diabete mellito tipo 2 (DM2). Oltre all’insulino-resistenza, le donne affette da PCOS presentano una serie di fattori di rischio metabolico e vascolare, tra cui obesità, ipertensione arteriosa e dislipidemia. È stato dimostrato che, in queste pazienti, sono aumentati i marcatori di rischio cardio-vascolare (CV), tuttavia, non è ancora noto se queste alterazioni portino realmente a un maggior numero di eventi cardiovascolari maggiori e ad aumentata mortalità.
È stato pubblicato recentemente uno studio di coorte retrospettivo derivato da oltre 800 studi di medici di base e sono state incluse oltre 170.000 donne affette da PCOS comparate con un gruppo di controllo. L’età mediana era di 29 anni per entrambi i gruppi. Alcune differenze statisticamente significative si sono osservate fra i due gruppi nella prevalenza dei seguenti parametri, risultati maggiori nel gruppo PCOS: obesità grave, ipertensione, pregressa abitudine al fumo, utilizzo di alcool. Si sono avuti 804 eventi cardiovascolari maggiori nel gruppo con sindrome dell’ovaio policistico rispetto a 522 eventi nel gruppo di controllo. Le variabili che determinavano un peso significativo in tale modello erano il fumo, l’età, l’indice di massa corporea (BMI), il diabete mellito tipo 2, la pressione sistolica ed una misura di povertà (Index of Multiple Deprivation). In questa ampia analisi retrospettiva, il rischio di eventi cardiovascolari maggiori era significativamente aumentato nelle donne con PCOS rispetto ai controlli. Il rischio è risultato aumentato sia per infarto, angina e rivascolarizzazione analizzati singolarmente; pertanto, sulla base di questi risultati, la PCOS andrebbe considerata come una patologia ad alto rischio cardiovascolare.
Nonostante i dati di questo studio forniscano prove di un aumento del rischio CV, vale la pena sottolineare che, comunque, in assoluto il rischio rimane basso e, quindi, risultano necessari studi più ampi ed un più lungo periodo di follow-up per poter trarre conclusioni significative. In assenza di certezze, i medici possono comunque informare le pazienti del loro aumentato rischio cardio-metabolico e consigliare di agire, ove possibile, sui fattori di rischio modificabili quali fumo, peso e pressione arteriosa. Punti di forza di questa analisi sono sicuramente l’ampia dimensione del campione, il disegno controllato, l’aggiustamento per BMI e il periodo di follow-up relativamente lungo per il tipo di popolazione.
In conclusione, in questo studio si è riscontrata una incidenza più elevata di eventi cardiovascolari maggiori in donne con sindrome dell’ovaio policistico, ma con un rischio assoluto che rimane relativamente basso, anche dovuto al fatto che la popolazione analizzata presenta una età molto giovane; le numerose domande e dubbi insorti si potranno chiarire solo con studi più ampi e con un periodo di follow-up maggiore della popolazione in esame. (fonte: J.Clin.Endocrinol.& Metab.: 2021, 106)
Non vi è chi non veda, ancora una volta, che questa sindrome ha una molteplice espressività clinica, non solo ginecologica, ma significativamente metabolica con serie implicazioni cardio-vascolari con cui l’endocrinologo-ginecologo ha maggiore e più diffusa competenza per la sua formazione internistica.