Nella prima ondata della pandemia, circa sei mesi fa, i trattamenti per la fertilità, al pari di molte altre attività, erano stati interrotti a causa della pandemia Covid-19, ad eccezione delle procedure urgenti, come quelle di preservazione della fertilità dei pazienti oncologici. Il gruppo di interesse speciale per la sterilità della società italiana di ginecologia e ostetricia e le associazioni federate hanno pubblicato delle linee guida per la fase successiva al lockdown.
Infatti, considerando che sembra non esserci trasmissione verticale da madre a bambino o se esiste è irrilevante e che in nessun paese le autorità sanitarie hanno raccomandato alle donne di evitare una gravidanza, risulta infondato il bisogno di sospendere i trattamenti per la fertilità. Inoltre, è da notare che attualmente mancano ulteriori informazioni sullo stesso virus circa la sua presenza nel sistema riproduttivo e che nei centri per i trattamenti per la fertilità il rischio di infezione è basso, così come le complicazioni chirurgiche che richiedono assistenza.
In un recente articolo pubblicato su una rivista di ginecologia e ostetricia vengono elencate una serie di raccomandazioni per la ripresa delle attività dei centri per i trattamenti per la fertilità. In esso viene sottolineata, innanzitutto, l’importanza della telemedicina, da usare per consulti, diagnosi e sorveglianza da remoto. La fornitura di questi servizi da remoto ridurrebbe al minimo il tempo trascorso dalle pazienti ed i loro partner nelle sale di attesa e negli ambulatori.
Va da sé che l’attività sia rigorosamente indirizzata alle attività di contenimento della diffusione del virus controllando in maniera certosina sia l’attività degli operatori, sia le condizioni di salubrità dei pazienti escludendo coloro che presentino un rischio di infezione o complicazioni da Covid-19 a causa di condizioni cliniche pregresse.
È, pertanto, necessario effettuare un primo triage telefonico sulla condizione attuale e pregressa dei pazienti, in modo da decidere se e come proseguire; successivamente, superato il triage telefonico, con l’attivazione di procedure precise per l’accesso, il monitoraggio dei pazienti, il prelievo degli ovociti (consigliando di ricorrere a procedure anestesiologiche che limitano la necessità di ventilazione assistita) e le condizioni per il transfer, da rinviare in caso di eventuale paziente Covid-19 sospetto o certo.