Oltre due terzi delle morti globali per cardiopatia ischemica potrebbero essere evitate con una dieta migliore, secondo uno studio pubblicato dalla Società Europea di Cardiologia. L’indagine, presentata in occasione della Giornata Mondiale del Cibo, ha analizzato i dati provenienti da 195 paesi tra il 1990 e il 2017. Nel 2017, la cardiopatia ischemica è stata responsabile di 8,9 milioni di decessi, rappresentando il 16% delle morti totali, un aumento rispetto al 12,6% registrato nel 1990. Sebbene siano stati fatti progressi nella prevenzione delle malattie cardiache e nella sopravvivenza, il numero di casi continua a crescere a causa dell’aumento della popolazione e dell’invecchiamento.
Lo studio ha esaminato l’impatto di undici fattori di rischio sulla mortalità per cardiopatia ischemica, tra cui dieta, ipertensione, colesterolo LDL elevato, glicemia alta, fumo, indice di massa corporea (BMI) elevato, inquinamento atmosferico, scarsa attività fisica, funzionalità renale compromessa, esposizione al piombo e abuso di alcol.
I risultati rivelano che il 69% dei decessi per cardiopatia ischemica potrebbe essere evitato con una dieta più sana. Inoltre, mantenere la pressione arteriosa sistolica tra 110-115 mmHg ridurrebbe i decessi del 54%, mentre il controllo del colesterolo LDL tra 0,7-1,3 mmol/L potrebbe prevenire il 41% delle morti. Anche il mantenimento della glicemia a digiuno nei limiti raccomandati potrebbe prevenire circa un quarto delle morti (25,5%), e l’eliminazione del fumo potrebbe evitare il 20,6% dei decessi.
L’uso del tabacco è la quarta causa di morte per cardiopatia ischemica tra gli uomini, ma solo la settima tra le donne. Un BMI elevato è il quinto fattore di rischio più significativo per le donne e il sesto per gli uomini. Per le donne, il 18% dei decessi potrebbe essere evitato mantenendo un BMI tra 20-25 kg/m2. Questo dimostra che la cardiopatia ischemica è in gran parte prevenibile adottando uno stile di vita sano e migliorando le abitudini alimentari. Sono necessarie strategie su misura per le diverse regioni, come la riduzione dell’assunzione di sale in Europa, dove il consumo è particolarmente elevato.
Una consulenza endocrinologica per valutazioni metaboliche e indicazioni dietetiche è essenziale per attuare efficaci strategie di prevenzione.